Luoghi e modi di articolazione dei contoidi più comuni in italiano

Luoghi e modi di articolazione dei contoidi più comuni in italiano (A. Romano 2008 © 2012)

 

Come illustrato in dettaglio nel testo da cui sono tratte queste considerazioni (si veda Romano 2008)[1], trattando dei suoni linguistici di una data lingua è imprescindibile tener conto della funzione che questi svolgono nel sistema fonologico specifico di quella lingua.

All’interno di questo i foni di riferimento si ritrovano organizzati in classi di foni equivalenti (dette fonemi e indicate con un simbolo racchiuso tra barre oblique, /_/ ).

In queste classi di foni rientrano di solito suoni oggettivamente diversi (tassofoni, cioè varianti combinatorie, o allofoni, cioè varianti libere) che condividono tra loro solo alcune proprietà salienti, prototipiche della classe, ma che nelle intenzioni del parlante possono essere usati inavvertitamente e/o indistintamente per lo stesso scopo (in realizzazione di uno stesso fonema).

 

Nella definizione del suo sistema fonologico, l’italiano sfrutta con particolare sistematicità i seguenti luoghi d’articolazione per alcuni suoi fonemi (evidenziati in grassetto, in SAMPA) e loro varianti (combinatorie o libere):

 

·        il bilabiale, per la produzione di realizzazioni di /p/ (Fig. 1), /b/ (Fig. 2), /m/ (Fig. 19) e, in parte, /w/[2];

·        il labio-dentale, per la produzione di realizzazioni di /f/ (Fig. 3) e /v/ (Fig. 4) e del tassofono [P] di /w/;

·        l’alveodentale: apico-dentale+predorso-alveolare (a punta bassa) per la produzione di realizzazioni di /ts/ (Fig. 5) e /dz/ (Fig. 6) e dei tassofoni [n+] di /n/ e [l+] di /l/; apico(lamino)-alveodentale in comuni rese di /t/ (Fig. 7) e /d/ (Fig. 8); lamino(o predorso)-alveolare (a punta alta) nelle altre realizzazioni di /n/ (Fig. 20) e /l/ (Fig. 11); lamino-alveolare nella maggior parte delle realizzazioni di /s/ (Fig. 9) e /z/ (Fig. 10)[3]; apico-alveolare (più o meno avanzata) nelle rese mono- o poli-vibranti di /r/ (Fig. 12);

·        il postalveolare, per la produzione di realizzazioni di /S/ (Fig. 15), /tS/ (Fig. 13) e /dZ/ (Fig. 14) e del tassofono [n-] di /n/;

·        il palatale, per le realizzazioni di /j/, /J/ (Fig. 21) e /L/ (Fig. 16)[4];

·        il velare, per le realizzazioni di /k/ (Fig. 17) e /g/ (Fig. 18), del tassofono [N] di /n/ e, in parte, di /w/.

 

Notiamo che per ogni luogo d’articolazione, sono possibili contoidi con diverso modo d’articolazione e, talvolta, con distinzioni di sonorità.

Per illustrare graficamente alcune delle disposizioni articolatorie corrispondenti ai luoghi d’articolazione elencati sopra, possiamo avvalerci di diagrammi (orogrammi) come quelli nelle figure 1-21, che rappresentano le configurazioni assunte, in una sezione sagittale mediana, dal tratto vocale di un parlante italofono, senza particolari connotazioni individuali o regionali, durante la produzione di ogni contoide. Tutti gli orogrammi si basano su immagini ottenute nella fase di tenuta dei contoidi in logatomi in cui sono preceduti e seguiti da [a] (< /a/it). Alcuni orogrammi si distinguono soltanto per le diverse condizioni di attività della laringe (non-sonorità vs. sonorità)[5].

Per rendere più chiari i meccanismi di articolazione legati ai diversi modi d’articolazione, si ripropongono infine, nelle figure 22-28, gli schemi riassuntivi delle condizioni che determinano ciascun modo d’articolazione, osservate con esempî relativi al solo punto d’articolazione alveodentale.

 

I modo d’articolazione sfruttati più abitualmente per i contoidi italiani sono sempre relativi a contoidi pneumonici[6].

1)      Un modo d’articolazione piuttosto distinto è quello nasale (in presenza di un’occlusione orale, ma con velo palatino abbassato e flusso egressivo convogliato all’esterno attraverso le cavità nasali, v. Fig. 22).

In tutti gli altri casi, con velo palatino abbassato e flusso egressivo convogliato all’esterno attraverso la cavità buccale, si hanno invece i seguenti modi:

2)      occlusivo (occlusione totale con rilascio istantaneo, esplosivo, v. Fig. 23);

3)      costrittivo (costrizione con passaggio stretto, restringimento pronunciato tale da costringere il flusso a produrre una frizione, v. Fig. 24) o fricativo;

4)      semi-occlusivo (occlusione con rilascio graduale con frizione, v. Fig. 25) o affricato[7];

5)      laterale (approssimante, nel caso in cui una costrizione più o meno larga venga localizzata solo lateralmente – da un lato o da entrambi – rispetto a un ostacolo che ostruisce il flusso solo nella porzione mediana del condotto vocale, v. Fig. 26);

6)      vibrante (occlusione intermittente, sequenze di occlusioni e rilasci, oppure brevi interruzioni dovute a contatti rapidi, v. Fig. 27).

Vi sarebbero, infine, dei foni articolati nel modo approssimante (costrizione con passaggio piuttosto largo ma molto variabile nel pur breve tempo d’articolazione). Questo modo risulta di difficile rappresentazione in uno schema statico come quelli usati per gli altri modi discussi sopra (si veda tuttavia v. Fig. 28). Si caratterizza, infatti, proprio per una variazione dinamica continua che porta un articolatore mobile (proveniente da una posizione corrispondente a quella determinata dal suono articolato precedentemente) ad approssimarsi temporaneamente a un articolatore fisso, per poi allontanarsene gradualmente (verso la posizione richiesta dall’articolazione del suono seguente).

 

(A. Romano 22 novembre 2012)



[1] Romano A. (2008).Inventarî sonori delle lingue: elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali. Alessandria: Dell’Orso, 204 pp. (ISBN 978-88-6274-062-3) (nuova ed. 2009).

[2] Il contoide [w] (approssimante labiale–velare sonoro) è simultaneamente bilabiale e velare. Notare che una componente di (bi-)labialità è presente negli allofoni labializzati di molti altri suoni tra i quali spiccano per la loro particolare evidenza le varianti [s_w] e [z_w] di /s/ e /z/. Particolarmente significativi sono inoltre la protrusione e l’arrotondamento labiale che caratterizzano in generale l’articolazione di /S/, /tS/ e /dZ/.

[3] Nell’articolazione di queste costrittive sembra intervenire anche in misura variabile una configurazione longitudinale concava della lingua, detta sulcalizzazione, che determina la presenza di un solco trasversale, maggiormente evidente nel caso di /S/, il quale – producendo contributi acustici distinti – permetterebbe di opporre costrizioni a lingua solcata e costrizioni a lingua piatta. Questa dimensione, che aumenta le possibilità di variazione individuale, sfugge alle osservazioni condotte su schemi come quelli qui proposti.

[4] Notare che un luogo prepalatale ha una certa diffusione in italiano nell’articolazione di rese palatalizzate delle occlusive velari /k/ e /g/ (e dell’eventuale nasale precedente, [N]) che comunemente, prima di /i/ o /j/, possono estendore ([k_j], [g_j] e [N_j]), avanzare ([k_+], [g_+] e [N_+]), o spostare totalmente il loro luogo d’articolazione fino a realizzazioni prepalatali ([c_+], [ï_+] e [J_+]).

[5] Laddove possibile, le immagini originali, ottenute per risonanza magnetica, erano relative ad articolazioni di contoidi non-sonori. Gli orogrammi dei contoidi sonori, verosimilmente distinti da quelli non-sonori solo per questa proprietà, sono ottenuti a partire da ricostruzioni. Tuttavia, in caso di assenza del contoide non-sonoro in un dato punto d’articolazione nel sistema fonologico dell’italiano (ad es. le articolazioni apico-alveolari possono essere illustrate soltanto da realizzazioni di /n/, /l/ o /r/; anche per il punto d’articolazione palatale sono presenti in italiano solo realizzazioni di /j/, /J/ e /L/) l’immagine originale era relativa all’articolazione del contoide sonoro.

[6] Nella classificazione IPA i contoidi si classificano innanzitutto in base al produttore. I contoidi più comuni sono quelli prodotti con flusso egressivo (detti appunto pneumonici perché l’aria sfruttata proviene dai polmoni) e si distinguono da quelli prodotti con flusso ingressivo (diffusi soprattutto in certe lingue). Altre possibilità sono quelle dei cosiddetti produttori glottidale, che interviene nel caso dei contoidi eiettivi, e velico, per i suoni avulsivi (click in ingl., clic in fr., chasquido in sp.). In tutti i casi qui discussi, si tratta di contoidi pneumonici egressivi.

[7] Molto è stato scritto sulla necessità di distinguere tra foni semi-occlusivi e sequenze di foni occlusivi e costrittivi. Senza riprendere le fila di questa vexata quæstio, ci limitiamo qui a sottolineare che, nel caso di un fono semi-occlusivo, le due fasi sono strettamente co-articolate e non sono descrivibili come successione di un occlusivo e di un costrittivo. Valgano come dimostrazione le distinzioni possibili in numerose lingue.